Nulla spiega la folgorazione di Hupka di fronte alla
statua più delle sue stesse parole.
"Una volta iniziato il lavoro - racconta Robert
Hupka - non mi fu più possibile fermarmi, fino
a quando la nave che riportava la statua in Italia
non scomparve ai miei occhi. Ho scattato migliaia
di foto, con apparecchi grandi e piccoli, con obiettivi
da 35 a 400 mm., utilizzando le luci del padiglione
o i miei proiettori, fotografandola sotto ogni angolo,
di giorno e di notte. E' un'esperienza che non si
può descrivere a parole: mi trovavo di fronte
al mistero della vera grandezza".
Se
le parole non riescono a spiegare, una migliore comprensione
possono offrirla le oltre 100 immagini del fotografo
che compongono la mostra. La luce, le ottiche, le
inquadrature e i punti di ripresa sono stati elementi
utilizzati dal fotografo per completare il mistero
dell'opera di Michelangelo.
Sequenze
composte da immagini dove il punto di vista cambia
di pochi centimetri, i visi ritratti con modalità
di luce differenti e punti di vista "impossibili"
sono gli ingredienti che Hupka ha utilizzato per carpire
i significati profondi dell'capolavoro. Dalle immagini
in mostra è evidente che il fotografo viennese
ha utilizzato tutti i mezzi, sia tecnici, sia concettuali,
per comprendere al meglio l'opera. E c'è riuscito.
La mostra, che grazie anche ad un allestimento completamente
buio dove solo le immagini emergono dall'oscurità,
permette una vera e propria immersione totale nella
PIETA'di
Michelangelo. Solo fotografie in bianco e
nero organizzate in sequenze, senza didascalie o altri
elementi che possano essere di disturbo, compongono
il percorso espositivo.
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La sezione
aurea
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Il
valore del lavoro di Hupka non si ferma solo al fatto
di aver realizzato la documentazione fotografica "critica"
più approfondita che sia mai stata fatta sulla
PIETA' di Michelangelo. Le prospettive inusuali dalle
quali è stato ripreso il gruppo marmoreo, infatti,
hanno svelato particolari ignoti e aperto prospettive
d'interpretazione nuove. Prima delle riprese di Hupka
nessuno studioso aveva supposto che Michelangelo,
nella realizzazione dell'opera, avesse utilizzato
le regole della Sezione Aurea. Anzi, non esistendo
alcun documento che provasse anche solo la conoscenza
del numero d'oro da parte dell'artista, questa ipotesi
era stata esclusa. È durante la lavorazione
della pubblicazione del porfolio e della scenografia
che i promotori del progetto si sono accorti che l'opera
dello scultore fiorentino era interamente realizzata
secondo la "regola aurea" : il rapporto
1,618.
In precedenza, nessuno pensava che Michelangelo avesse
seguito le leggi del rapporto che l'astronomo Keplero
chiama "un gioiello della geometria" e Leonardo
da Vinci definisce la "sectio aurea". E
questo contributo è frutto dell'opera del fotografo
che con le proprie immagini, in bilico tra interpretazione
e documentazione scientifica, ha permesso agli studiosi
di tutto il mondo di accedere a informazioni che in
precedenza non esistevano.
La storia di queste immagini è lunga. Durante
l'esposizione universale di New York del 1964 il fotografo,
nipote di un compositore e musicista lui stesso, viene
incaricato di redigere il programma musicale per il
Padiglione Vaticano, dove è esposta la PIETA'
e di realizzare una fotografia per il disco ricordo
dell'evento. Comincia così quella che il fotografo
stesso ha definito "una vera avventura dell'anima"
che è durata per tutto il periodo dell'esposizione
dell'opera: due anni.
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La PIETA'di
Michelangelo
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Per
anni le immagini della PIETA' rimangono patrimonio
esclusivo del fotografo che decide, ben otto anni,
dopo nel 1972, di farne un libro. L'attentato al capolavoro
di Michelangelo, 15 martellate sfregiano in una maniera
orribile l'opera, è diventato la molla che
fa scattare Robert Hupka toccandolo profondamente
e convincendolo a rendere pubblico quello che fino
ad allora era stato un rapporto "privato".
Il fotografo selezione 150 fotografie tra le migliaia
che ha scattato e da alle stampe un libro. Nel 1975
il volume, dopo la stampa, viene inviato all'attuale
direttore del Canton Art Institute, M.J. Albacete,
che decide di realizzare una mostra itinerante. Nel
frattempo le immagini di Hupka diventano sempre più
preziose. La PIETA', infatti, dopo il restauro seguito
all'attentato, viene posta dietro un vetro blindato,
su un basamento rialzato a più di sei metri
di distanza. Diventa, in pratica, una bellezza inaccessibile.
La mostra, da allora, svela alle platee di tutto il
mondo la bellezza dell'opera di Michelangelo e la
geniale intuizione di un fotografo che ha potuto contemplare,
attraverso il mirino della propria fotocamera, uno
dei più bei pezzi della storia dell'arte di
tutti i tempi.
Sergio Ferraris
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