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SPECIALE MICHELANGELO - ROBERT HUPKA

Michelangelo e il fotografo

Incontrare la grande arte attraverso il filtro di un fotografo.
Questo il senso della mostra in corso a Roma dove si sposano rinascimento e fotografia.

Quando la fotografia incontra l'arte, contemporanea o del passato, alcune volte capita che il fotografo rimanga letteralmente folgorato dalla bellezza e nascano dei lavori che sono a loro volta dei veri e propri capolavori. È il caso dell'incontro del fotografo Robert Hupka che oltre quaranta anni fa ha ritratto a New York, durante la sua unica trasferta all'estero, il capolavoro di Michelangelo: la PIETA'.

La Pietà di Michelangelo: una rivelazione - clicca sulle foto per ingrandirle
La Pieta'

Nulla spiega la folgorazione di Hupka di fronte alla statua più delle sue stesse parole.
"Una volta iniziato il lavoro - racconta Robert Hupka - non mi fu più possibile fermarmi, fino a quando la nave che riportava la statua in Italia non scomparve ai miei occhi. Ho scattato migliaia di foto, con apparecchi grandi e piccoli, con obiettivi da 35 a 400 mm., utilizzando le luci del padiglione o i miei proiettori, fotografandola sotto ogni angolo, di giorno e di notte. E' un'esperienza che non si può descrivere a parole: mi trovavo di fronte al mistero della vera grandezza".

Se le parole non riescono a spiegare, una migliore comprensione possono offrirla le oltre 100 immagini del fotografo che compongono la mostra. La luce, le ottiche, le inquadrature e i punti di ripresa sono stati elementi utilizzati dal fotografo per completare il mistero dell'opera di Michelangelo.

Sequenze composte da immagini dove il punto di vista cambia di pochi centimetri, i visi ritratti con modalità di luce differenti e punti di vista "impossibili" sono gli ingredienti che Hupka ha utilizzato per carpire i significati profondi dell'capolavoro. Dalle immagini in mostra è evidente che il fotografo viennese ha utilizzato tutti i mezzi, sia tecnici, sia concettuali, per comprendere al meglio l'opera. E c'è riuscito. La mostra, che grazie anche ad un allestimento completamente buio dove solo le immagini emergono dall'oscurità, permette una vera e propria immersione totale nella PIETA'di Michelangelo. Solo fotografie in bianco e nero organizzate in sequenze, senza didascalie o altri elementi che possano essere di disturbo, compongono il percorso espositivo.

La sezione aurea

Il valore del lavoro di Hupka non si ferma solo al fatto di aver realizzato la documentazione fotografica "critica" più approfondita che sia mai stata fatta sulla PIETA' di Michelangelo. Le prospettive inusuali dalle quali è stato ripreso il gruppo marmoreo, infatti, hanno svelato particolari ignoti e aperto prospettive d'interpretazione nuove. Prima delle riprese di Hupka nessuno studioso aveva supposto che Michelangelo, nella realizzazione dell'opera, avesse utilizzato le regole della Sezione Aurea. Anzi, non esistendo alcun documento che provasse anche solo la conoscenza del numero d'oro da parte dell'artista, questa ipotesi era stata esclusa. È durante la lavorazione della pubblicazione del porfolio e della scenografia che i promotori del progetto si sono accorti che l'opera dello scultore fiorentino era interamente realizzata secondo la "regola aurea" : il rapporto 1,618.
In precedenza, nessuno pensava che Michelangelo avesse seguito le leggi del rapporto che l'astronomo Keplero chiama "un gioiello della geometria" e Leonardo da Vinci definisce la "sectio aurea". E questo contributo è frutto dell'opera del fotografo che con le proprie immagini, in bilico tra interpretazione e documentazione scientifica, ha permesso agli studiosi di tutto il mondo di accedere a informazioni che in precedenza non esistevano.

La storia di queste immagini è lunga. Durante l'esposizione universale di New York del 1964 il fotografo, nipote di un compositore e musicista lui stesso, viene incaricato di redigere il programma musicale per il Padiglione Vaticano, dove è esposta la PIETA' e di realizzare una fotografia per il disco ricordo dell'evento. Comincia così quella che il fotografo stesso ha definito "una vera avventura dell'anima" che è durata per tutto il periodo dell'esposizione dell'opera: due anni.

La PIETA'di Michelangelo

Per anni le immagini della PIETA' rimangono patrimonio esclusivo del fotografo che decide, ben otto anni, dopo nel 1972, di farne un libro. L'attentato al capolavoro di Michelangelo, 15 martellate sfregiano in una maniera orribile l'opera, è diventato la molla che fa scattare Robert Hupka toccandolo profondamente e convincendolo a rendere pubblico quello che fino ad allora era stato un rapporto "privato". Il fotografo selezione 150 fotografie tra le migliaia che ha scattato e da alle stampe un libro. Nel 1975 il volume, dopo la stampa, viene inviato all'attuale direttore del Canton Art Institute, M.J. Albacete, che decide di realizzare una mostra itinerante. Nel frattempo le immagini di Hupka diventano sempre più preziose. La PIETA', infatti, dopo il restauro seguito all'attentato, viene posta dietro un vetro blindato, su un basamento rialzato a più di sei metri di distanza. Diventa, in pratica, una bellezza inaccessibile.
La mostra, da allora, svela alle platee di tutto il mondo la bellezza dell'opera di Michelangelo e la geniale intuizione di un fotografo che ha potuto contemplare, attraverso il mirino della propria fotocamera, uno dei più bei pezzi della storia dell'arte di tutti i tempi.

Sergio Ferraris



La PIETA'di Michelangelo
Robert Hupka





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