Discorso del
Segretario Generale
delle Nazioni Unite,
Kofi Annan,
"Verso un futuro sostenibile"
Conferenza
Annuale sull'Ambiente presso il American Museum
of Natural History
New York,
14 maggio 2002
Kofi Annan afferma che
tanto i ricchi quanto i poveri condividono
un chiaro interesse nel proteggere l'ambiente
e nel promuovere uno sviluppo sostenibile
Trenta anni orsono, la comunità mondiale
si riunì a Stoccolma per la prima Conferenza
delle Nazioni Unite sullAmbiente Umano.
Quellevento rappresentò un vero
e proprio spartiacque. Ispirò legioni
di attivisti verdi radicandoli nel tessuto
della società. Condusse alla creazione
di ministeri e di agenzie dellambiente
in paesi che non ne erano dotati. Inserì
lambiente nellagenda internazionale.
Dieci anni fa, la comunità internazionale
si è riunita nuovamente per il Vertice
della Terra di Rio de Janeiro. Grazie allimportante
passo in avanti rappresentato dalla nozione
di sviluppo sostenibile, il vertice produsse
al tempo stesso animazione e interesse. Si
sperava che la protezione ambientale non sarebbe
più stata considerata come un lusso
o un ripensamento. Piuttosto, si pensava,
i fattori ambientali sarebbero stati integrati
nelle tematiche economiche e sociali e sarebbero
divenute una componente essenziale nel processo
di realizzazione delle politiche. Le nazioni
industrializzate, che avevano beneficiato
immensamente di un percorso di modernizzazione
dispendioso e pericoloso, avrebbero aiutato
i paesi in via di sviluppo a combattere la
povertà e ad evitare di percorrere
il medesimo cammino inquinante. Con ladozione
dellAgenda 21, un programma per lo sviluppo
sostenibile, inoltre, ricchi e poveri sembravano
essersi messi daccordo su una visione
comune per la crescita, lequità
e la conservazione dellambiente, da
raggiungere nel lungo termine.
Da allora, però, i progressi sono stati
più lenti di quanto auspicato. La situazione
dellambiente mondiale è tuttora
instabile. Le misure per la tutela ecologica
sono ben lungi dallessere soddisfacenti.
Nelle discussioni sulla finanza e sulleconomia
globale, peraltro, lambiente viene ancora
trattato come un ospite a malapena tollerato.
Stili di vita caratterizzati da consumi elevati
continuano a gravare sui sistemi che supportano
la vita naturale del pianeta. Ricerca e sviluppo
rimangono desolatamente limitate a causa di
finanziamenti insufficienti, e trascurano
i problemi dei poveri. Le nazioni industrializzate,
in particolare, non si sono spinte sufficientemente
avanti nel mantenere le promesse che avevano
fatto a Rio tanto per quel che riguarda
la protezione del proprio ambiente naturale,
che nellaiutare i paesi in via di sviluppo
a sconfiggere la povertà.
Fra meno di quattro mesi a far data da oggi,
in occasione del Vertice Mondiale sullo Sviluppo
Sostenibile di Johannesburg, avremo però
lopportunità di ricreare quello
slancio che era stato avvertito in maniera
così evidente dopo il Vertice sulla
Terra. Già ora, infatti, il processo
che sta conducendo verso tale evento ha portato
a una rinnovata attenzione verso quelle questioni
che sono state messe ampiamente in secondo
piano dai conflitti, dalla globalizzazione
e, più recentemente, dal terrorismo.
Ciononostante, avverto la necessità
di una maggiore chiarezza su quel che Johannesburg
rappresenta e sui risultati che il Vertice
potrà raggiungere. I negoziatori che
si incontreranno verso la fine di questo mese
a Bali, infatti, hanno bisogno di chiarezza
se si vuole che riescano a stendere un valido
programma di azione. E anche il pubblico nel
suo complesso ha bisogno di chiarezza se si
vuole che esso sia favorevole ai cambiamenti
che debbono realizzarsi.
Fondamentalmente, Johannesburg riguarda il
rapporto fra la società umana e lambiente
naturale. Noi, qui in questa sala, siamo fra
quel 20 per cento dellumanità
che beneficia di privilegi e di una prosperità
che le precedenti generazioni non potevano
nemmeno immaginare. Tuttavia, il modello di
sviluppo che ci ha dato così tanto
ha anche imposto un costo elevato al pianeta
e alle sue risorse. Si tratta di un tributo
che potrebbe non essere sostenibile persino
per quelli che ne hanno già beneficiato,
per non parlare della stragrande maggioranza
degli esseri umani nostri fratelli, molti
dei quali vivono in condizioni di insopportabile
deprivazione e squallore e naturalmente aspirano
a condividere i benefici di cui noi godiamo.
Questo fatto è stato riconosciuto dai
leader mondiali che si sono riuniti presso
le Nazioni Unite circa due anni orsono, in
occasione del Vertice sul Millennio. In tale
occasione essi decisero che i primi 15 anni
di questo secolo dovessero essere impiegati
per portare un assalto decisivo alla povertà
globale, e stabilirono una serie di obiettivi
gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio
che potessero consentire il raggiungimento
di tale risultato. Ma essi si decisero anche
a liberare le generazioni future "dal
pericolo di vivere su di un pianeta rovinato
irrimediabilmente dalle attività umane".
Il Vertice di Johannesburg punta a individuare
dei modi pratici che consentano allumanità
di rispondere ad ambedue queste sfide
ovvero a migliorare le esistenze di tutti
gli esseri umani, proteggendo al tempo stesso
lambiente. Il Vertice mira inoltre a
passare dagli impegni dei quali abbiamo
avuto grande abbondanza, sia 30 che 10 anni
fa allazione. A tale proposito,
vedo cinque settori specifici nei quali risultati
concreti sono al tempo stesso essenziali e
raggiungibili.
Il primo è rappresentato dallacqua
e dagli impianti fognari. Oltre un miliardo
di persone, infatti, non dispone di acqua
potabile. Un numero addirittura doppio manca
di fognature adeguate. E più di tre
milioni di persone muoiono ogni anno a causa
di malattie contratte bevendo acque infette.
A meno che non assumiamo delle iniziative
rapide e decisive, entro il 2025 una percentuale
pari a due terzi della popolazione mondiale
potrebbe vivere in nazioni che debbono fare
fronte a delle gravi carenze idriche. Abbiamo
di conseguenza bisogno di migliorare laccesso
a queste risorse. Abbiamo bisogno di aumentare
il grado di efficienza nellutilizzo
delle risorse idriche, per esempio ottenendo
dei raccolti più ricchi per ogni goccia
dacqua che viene impiegata in agricoltura,
un comparto che a livello mondiale è
responsabile del maggiore consumo di acqua.
E abbiamo bisogno di una migliore gestione
dei bacini idrografici, e di diminuire le
dispersioni, specialmente nelle numerose città
nelle quali le perdite dacqua rappresentano
un impressionante 40 per cento, o più,
dei consumi idrici complessivi.
Il secondo settore è quello dellenergia.
Lenergia è fondamentale ai fini
dello sviluppo. Tuttavia, due miliardi di
persone sono attualmente prive di accesso
alle forniture energetiche, e sono di conseguenza
condannate a rimanere invischiate nella trappola
della povertà. Abbiamo bisogno di rendere
accessibili e disponibili fonti di energia
pulita. Abbiamo bisogno di incrementare lutilizzo
delle fonti di energia rinnovabili e di accrescere
lefficienza energetica. E non dobbiamo
sottrarci al compito di affrontare la questione
dei consumi troppo elevati -- il fatto che
le persone che vivono nei paesi industrializzati
usino molta più energia pro capite
rispetto a quelli che vivono nei paesi in
via di sviluppo. Gli Stati debbono poi ratificare
il Protocollo di Kyoto, che non riguarda soltanto
il problema del cambiamento climatico, ma
anche una molteplicità di pratiche
insostenibili. Gli Stati debbono inoltre abolire
i perversi sussidi energetici e gli incentivi
fiscali che perpetuano lo status quo e soffocano
lo sviluppo di alternative nuove e promettenti.
Il terzo settore di cui dobbiamo occuparci
è quella della produttività
agricola. Il degrado dei suoli, infatti, è
un fenomeno che interessa unarea forse
pari a due terzi di tutti i terreni agricoli
mondiali. Come conseguenza, la produttività
agricola sta declinando in modo notevole,
mentre il numero delle bocche da sfamare continua
ad aumentare. In Africa, in particolar modo,
milioni di persone rischiano la morte per
inedia. Dobbiamo quindi incrementare la produttività
agricola, e invertire la tendenza allinvasione
delle foreste, dei terreni da pascolo e dei
terreni paludosi da parte delluomo.
A tale proposito, saranno fondamentali ricerca
e sviluppo, come pure lattuazione di
quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni
Unite per combattere la desertificazione.
Il quarto settore è quella della biodiversità
e della gestione degli ecosistemi. La biodiversità
sta diminuendo a un tasso senza precedenti
pari a migliaia di volte quello che
si verificherebbe senza limpatto esercitato
dallattività umana. Metà
delle foreste pluviali tropicali e di mangrovie
sono già andate perse. Circa il 75
per cento delle zone di pesca marine sono
state sfruttate fino al loro limite massimo.
Il settanta per cento delle barriere coralline
è in pericolo. Dobbiamo invertire questo
processo sia preservando quante più
specie è possibile, che stringendo
i freni per quanto riguarda quelle pratiche
di pesca e di taglio degli alberi che sono
illegali e insostenibili aiutando al
tempo stesso le persone che attualmente dipendono
da queste attività a passare a dei
modi più sostenibili per guadagnarsi
da vivere.
Da ultimo, il settore della sanità.
I legami fra lambiente e la salute umana
sono evidenti. E vero che gli agenti
chimici tossici e che altri materiali pericolosi
rappresentano elementi fondamentali per lo
sviluppo. Tuttavia, più di un miliardo
di persone respira aria inquinata, e tre milioni
di persone muoiono ogni anno proprio a causa
dellinquinamento atmosferico
due terzi di essi sono poveri, in gran parte
donne e bambini, che spirano a causa del degrado
dellaria che respirano nelle proprie
abitazioni, nelle quali utilizzano come combustibile
legname e letame. Le malattie tropicali, come
la malaria e la filaria africana di Medina,
sono strettamente legate a sorgenti dacqua
inquinate e a sistemi fognari insufficienti.
Convenzioni e altre misure tese a diminuire
le scorie, oltre che ad eliminare limpiego
di determinati agenti e sostanze chimiche,
possono fare molto per creare un ambiente
più salubre. Ma abbiamo anche bisogno
di conoscere meglio come e dove agire
il che significa che la ricerca e lo sviluppo
sono particolarmente importanti, e lo sono
anche di più degli studi che concentrino
maggiormente lattenzione sulle malattie
che colpiscono i poveri rispetto a quanto
non sia storicamente avvenuto in precedenza.
Acqua. Energia. Salute. Agricoltura. E biodiversità.
Cinque settori che rappresentano un ordine
del giorno ambizioso ma raggiungibile.
Cinque settori nei quali, con le risorse e
le tecnologie che sono oggi a nostra disposizione,
il progresso è possibile.
Cinque settori nei quali il progresso offrirà
a tutti gli esseri umani unopportunità
per conseguire una prosperità che non
durerà soltanto per tutta la loro vita,
ma della quale potranno beneficiare anche
i loro figli e i loro nipoti.
Cinque settori che possono essere ricordati
grazie a un semplice acronimo: WEHAB1. Potreste
tenerlo presente in questa maniera: noi abitiamo
la terra. E noi dobbiamo recuperare il nostro
unico e solo pianeta. Sono certo che ognuno
di voi potrà trarne la propria personale
interpretazione. Spero che questo acronimo
possa diventare una specie di mantra da ripetere
da oggi fino allinaugurazione del vertice
di Johannesburg.
1 (N.D.T.): Lacronimo in questione deriva
dalle parole Water (acqua), Energy (energia),
Health (salute), Agriculture (agricoltura),
Biodiversity (biodiversità), da cui,
appunto WEHAB. I due periodi successivi in
italiano non rendono il senso dellespressione,
che lega la memorizzazione dellacronimo
a parte delle due frasi successive: we inhabit
the earth (noi abitiamo la terra). And we
must rehabilitate our one and only planet
(E noi dobbiamo recuperare il nostro unico
e solo pianeta).
Signore e Signori,
le scoperte archeologiche effettuate negli
ultimi decenni suggeriscono che persino le
grandi civiltà, quali quelle dei Sumeri
e dei Maya, andarono incontro alla rovina,
almeno in parte, per non essere riuscite a
vivere in armonia con il proprio ambiente
naturale. Noi, a nostra volta, abbiamo tentato
la sorte per gran parte degli ultimi duecento
anni, alimentati dai passi in avanti nella
scienza e nella tecnologia e dalla convinzione
che i limiti naturali al benessere umano fossero
stati superati. Il cambiamento climatico è
il principale esempio di questa realtà.
Oggi ne siamo più consapevoli, e abbiamo
iniziato a trasformare le nostre società,
sebbene in maniera esitante. Fino ad ora,
le nostre conoscenze scientifiche continuano
a procedere più rapidamente rispetto
alle risposte sociali e politiche che siamo
in grado di offrire. Con alcune onorevoli
eccezioni, difatti, i nostri sforzi per cambiare
direzione risultano troppo pochi e troppo
limitati. La domanda da porsi in questo momento
è se essi non giungano anche troppo
tardi. A Johannesburg, ci viene offerta lopportunità
di recuperare il tempo perduto. La questione
non è ambiente contro sviluppo, o ecologia
contro economia. Contrariamente alle opinioni
popolari, infatti, possiamo contemperarle
entrambe. Né, tantomeno, la questione
è ricchi contro poveri. Ambedue, difatti,
condividono un chiaro interesse nel proteggere
lambiente e nel promuovere uno sviluppo
sostenibile.
A Johannesburg, i Governi si accorderanno
su un piano dazione comune. Ma gli agenti
più creativi del cambiamento potrebbero
essere le collaborazioni fra i Governi,
le imprese private, le organizzazioni senza
scopo di lucro, gli studiosi e i cittadini
interessati come voi.
Tutti insieme, avremo bisogno di individuare
la nostra strada in direzione di un sentimento
più vasto di responsabilità
reciproca. Tutti insieme, avremo bisogno di
costruire una nuova etica di assistenza globale.
Tutti insieme, noi possiamo e dobbiamo scrivere
un nuovo, e più ricco di speranza,
capitolo nella storia naturale e in
quella dellumanità. Molte grazie.