L'INGEGNERIA DELLO STERMINIO
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1. Il ritorno dei mostri
Chi incanta
oggi i ragazzi con un sogno neo-"nazista", capace di spingerli
all'assalto di ebrei, immigrati, persone di colore, presenta l'epoca
hitleriana come il periodo del trionfo della tecnica e dell'ordine,
della moneta stabile e di riforme sociali in cui anche i lavoratori
"stavano bene", il periodo di un "socialismo"
realizzato all'insegna di una nazione forte, efficiente, organizzata,
bianca, ariana.
In questo quadro riesce facile aizzare i naziskin contro le persone
appartenenti a quegli stessi gruppi che allora si opponevano od erano
estranei al grande disegno di un "nuovo ordine": ebrei,
comunisti, zingari, omosessuali, neri, testimoni di Jehova, diversi
(1).
Fondamentale, per dare credibilità ad un folle progetto neonazista,
è negare il più osceno volto del nazionalsocialismo,
lo sterminio fisico di qualsiasi oppositore o "diverso".
Questo sterminio ha avuto numerosissimi volti ed episodi: campi di
concentramento per "asociali", socialisti, comunisti, sono
stati organizzati fin dal 1933; poi altri campi sono stati creati
per gli Ebrei tedeschi, poi per gli Ebrei dei territori occupati,
per i prigionieri di guerra, eccetera.
Il culmine della violenza fu rappresentata dai campi di sterminio
di cui Auschwitz fu l'esemplare più "raffinato" di
organizzazione e di tecniche di assassinio. Auschwitz che fu liberato
all'inizio del 1945 e fu visitato "a forni ancora caldi",
che fu fotografato e filmato più ancora di altri campi, in
cui furono ricuperati dei pezzi di archivi e di documentazione sfuggiti
alla distruzione da parte delle SS.
Auschwitz, diventato simbolo del nazismo, è stato ed è
l'obiettivo principale del revisionismo neonazista: se fosse stato
possibile dimostrare che non era vero che i nazisti avevano un raffinato
sistema di camere a gas, che l'acido cianidrico serviva soltanto per
uccidere i ratti, che i forni crematori servivano soltanto per incenerire
i corpi delle persone morte per malattie, sarebbe stato portato un
colpo decisivo all'ondata mondiale di indignazione. Ne è nata
così una "scuola" di negazionismo, nei paesi anglosassoni
e in Francia, con fedeli discepoli in Italia, Olanda e in altri paesi.
Il punto fondamentale era sostenere che "Auschwitz è una
bugia"; fatto questo le SS diventavano i custodi di normali prigioni;
i milioni di morti sarebbero apparsi vittime di epidemie; gli industriali
che usavano mano d'opera schiava sarebbero apparsi normali imprenditori.
L'operazione è cominciata negli anni cinquanta del secolo scorso,
è andata crescendo fino agli anni settanta e si è fatta
sempre più vivace a partire dal 1980 (2).
Purtroppo col passare del tempo le conoscenze sulla vera storia economica
e sociale del nazionalsocialismo si sono affievolite; due generazioni
si sono susseguite a quella di coloro che erano adulti negli anni
trenta e quaranta del Novecento; e anche fra costoro, almeno in Italia,
ben pochi si sono sforzati di conoscere e spiegare e insegnare tale
terribile storia.
Denunciare e smentire le falsificazioni della storia, come ha fatto
opportunamente il libro di Till Bastian (2a),
è una questione che riguarda non soltanto gli Ebrei e la loro
storia e i loro morti, ma tutta intera l'umanità.
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2. L'organizzazione dello sterminio
La
storia umana ha purtroppo visto, nel suo corso, innumerevoli casi
di uccisioni o di perdite di vite umane a decine e centinaia di
migliaia: nel corso delle rivoluzioni, delle guerre fra etnie
e sette religiose, della conquista di territori e delle loro materie
prime. Abbiamo davanti agli occhi gli stermini di massa dei nativi
americani da parte dei conquistatori cristiani; la morte di milioni
di russi durante l'esilio e il lavoro forzato dopo la Rivoluzione
d'Ottobre; gli stermini di etnie come gli Armeni o i Tamil; le
guerre tribali in Africa; quelle fra musulmani sunniti e sciiti;
i conflitti fra israeliani e palestinesi; fra slavi e musulmani
nell'ex-Jugoslavia, e innumerevoli altri.
Lo sterminio di massa --- prevalentemente, ma non solo, di Ebrei
--- condotto dai nazisti negli anni 1938-1945, ha però
qualcosa di diverso da quelli che lo hanno preceduto e seguito:
nell'uccisione di persone inermi sono stati impiegati mezzi tecnici
raffinati, come forse mai è avvenuto prima, con la partecipazione
di aziende, con regolari contratti e affari, con perfetta anche
se allucinante, logica imprenditoriale e con lauti profitti, proprio
in contrasto con l'immagine di un nazionalsocialismo romantico
e anticapitalista che viene ancora fatta circolare.
Ci sono state discussioni fra funzionari, uffici nazisti e fornitori,
sulla qualità dei macchinari e delle merci fornite per
lo sterminio, c'è stato un coinvolgimento, non occasionale,
di imprenditori che hanno cercato di fare "del loro meglio"
per accontentare i committenti e perché lo sterminio venisse
condotto nella maniera "migliore".
Nel caso dello sterminio condotto dai nazisti vi sono stati, credo
per la prima volta nella storia, stretti rapporti fra potere politico
e aziende capitalistiche e i relativi tecnici, per cui il ricordo
e lo studio di tale sterminio porta a mettere in discussione anche
il ruolo e la moralità della tecnica e dell'impresa (3).
A mano a mano che è aumentato il numero di persone catturate
per motivi di religione, di "diversità" rispetto
alla "razza bianca e ariana" dominante (oppositori del
regime, comunisti, zingari, omosessuali, ebrei, testimoni di Geova
(4), prigionieri di guerra, catturati
in Germania e poi in tutte le parti dell'Europa occupate dai tedeschi),
il regime nazista si è trovato di fronte ad un numero crescente
di persone che dovevano essere trasportate da un posto all'altro,
concentrate in campi, alimentate, sia pure sotto i limiti della
sopravvivenza, smistate e suddivise, controllate. Tutto questo
comportava l'uso di mezzi di trasporto, la costruzione di edifici,
l'impiego di guardie, sorveglianti, medici, tutte risorse sottratte
allo sforzo bellico.
I prigionieri che potevano essere utilizzati come mano d'opera
schiava, fino al loro esaurimento, venivano ceduti alle industrie
come la I.G. Farben, la Krupp, le imprese di costruzioni, le fabbriche
di aeroplani e missili, eccetera. Quelli che non "servivano"
come potenziale mano d'opera erano esposti a malattie, epidemie,
e tutto ciò rappresentava per la Germania un inutile "costo"
che "doveva essere" ridotto o eliminato.
Oltre al deliberato progetto di "soluzione finale" del
problema ebraico (5) --- attuato
con una fredda determinazione che non può certo essere
negata neanche dagli zelanti revisionisti della storia del nazismo
--- vi è stato un vero e certo sterminio di milioni di
persone, lasciate morire per stenti, per le fatiche, per malattie,
per fame o deliberatamente uccise.
Come era naturale in una struttura militare-poliziesca efficiente
e pignola, lo sfruttamento e l'eliminazione delle persone catturate
sono avvenuti tenendo una puntigliosa documentazione tecnica e
amministrativa il cui esame offre un quadro allucinante di questa
particolare dittatura di destra, borghese e affaristica, che e'
stato il nazismo.
Nella confusione degli ultimi mesi di guerra una parte rilevante
dei documenti, delle testimonianze, degli stessi edifici e strutture
di sterminio sono stati smantellati, distrutti, dispersi.
I comandi delle SS e le industrie che con esse avevano avuto affari
hanno distrutto, prima della cattura da parte degli Alleati, gran
parte della corrispondenza, dei contratti, delle fatture.
Tuttavia la rapida avanzata delle truppe alleate e' riuscita a
ricuperare almeno una parte rilevante della documentazione che
e' stata, in parte, resa pubblica nel primo processo di Norimberga
ai principali criminali nazisti (6)
(7),
nei dodici processi "successivi" di Norimberga (8)
(9),
nei numerosi altri processi davanti a tribunali inglesi, tedeschi,
israeliani, ecc.
Uno degli ultimi processi e' stato quello di Eichmann a Gerusalemme
(giugno 1961-maggio 1962) (10).
Il materiale raccolto in quegli anni e contenente la testimonianza
o gli elenchi del gran numero - milioni - di persone morte in
seguito ai lavori forzati, per malattia e uccise nei campi di
concentramento nazisti, fu enorme.
Si tratta di milioni di pagine di resoconti e testimonianze raccolti
nelle lingue originali delle vittime e dei carnefici - tedesco,
polacco, francese, olandese, ungherese, eccetera e relativi dialetti
- rieleborati, tradotti e ritradotti da e nelle lingue dei processi;
milioni di pagine di corrispondenza fra i vari uffici delle forze
armate tedesche e delle SS e gli uffici dei campi, e i fornitori
di materiali, e le aziende che utilizzavano mano d'opera schiava.
Tutta questa documentazione e' dispersa in decine di archivi sparsi
nel mondo (con l'apertura degli archivi russi si e' ampliata la
disponibilita' e la possibilita' di esplorazione di molto altro
materiale documentario (11)),
in parte microfilmata, catalogata, stampata, in gran parte inedita,
in condizioni di conservazione sempre piu' precarie, in parte
deteriorata; in parte divulgata in forma giornalistica o apologetica
o distorta.
Lo stesso materiale pubblicato, molto e in varie lingue, soprattutto
negli anni cinquanta, e' ora disperso in biblioteche private e
pubbliche, e' stato in gran parte dimenticato o non e' stato letto
affatto dalle centinaia di milioni di persone nate dal 1945 in
avanti.
Infine gran parte delle persone coinvolte, degli autori e dei
testimoni sono morti; chi e' sopravvissuto alla tragedia talvolta
ha testimoniato a distanza di settimane, o mesi o anni dagli eventi
di cui e' stato partecipe.
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3. Radici e tecniche del "revisionismo"
Davanti a questa gigantesca tragedia dell'umanita' ci si puo'
porre con due diverse attitudini: la ricerca delle concordanze
e la ricostruzione, nel modo piu' laico, del genocidio, come frutto
avvelenato dell'ideologia nazista, di milioni di persone; oppure
la ricerca delle discordanze, delle contraddizioni fra persone,
date, numeri, in modo da negare, insieme alla credibilita' di
alcuni particolari, la credibilita' dell'intera tragedia.
Nel primo caso la conoscenza degli eventi, la simpatia per il
popolo ebraico, la partecipazione alle sofferenze dei suoi membri;
il sentirsi coinvolti come esseri umani, come europei, in un senso
di colpa per lo sterminio - per "quello" sterminio -
di una parte di noi ad opera di un'altra parte di noi, dovrebbero
spingerci a ripetere: "perche' non avvenga mai piu'".
Nel caso del rigetto dei crimini nazisti le radici si possono
cercare nell'odio contro gli ebrei; nella critica dei rapporti
fra stato di Israele e il popolo palestinese o gli stati arabi;
nella aspirazione ad un mondo, disinquinato dalle "razze
inferiori", guidato in maniera autoritaria dai bianchi; nello
spirito di "revisione" di qualsiasi verita' "ufficiale"
(dallo stalinismo, al Vietnam, all'assassinio di Kennedy, alle
stragi) abilmente sfruttato dai neonazisti per sottoporre a "revisione"
anche il genocidio perpetrato dalla Germania hitleriana.
Non c'e' da meravigliarsi che il revisionismo neonazista, con
le sue spiegazioni pseudo-"scientifiche", riesca ad
incantare molti appartenenti alle giovani generazioni che trovano,
nella negazione delle atrocita' naziste, un motivo per mettere
in discussione l'antifascismo della generazione dei loro genitori;
che sono attratti dal fascino di un progetto che in qualche modo
giustifica la loro violenza.
L'epoca di una "nazione" forte, efficiente, organizzata
- sostengono i neonazisti nella loro rozza propaganda, peraltro
molto piu' diffusa di quanto si possa immaginare - potrebbe tornare
se venissero eliminati gli ebrei e i comunisti, se venissero rispediti
ai loro paesi gli immigrati, se l'Europa e il mondo fossero governati
da una generazione educata militarmente, disciplinata e, naturalmente,
di "razza" bianca.
Il mettere in evidenza, percio', le menzogne della propaganda
revisionista che, sulla base di contraddizioni, secondarie o apparenti,
nelle testimonianze e nei documenti, nega del tutto l'innegabile
esistenza dei crimini nazisti contro l'umanita', e' importante
non solo per ristabilire una verita' storica, a sua volta in parte
deformata da analisi affrettate, ma soprattutto per sradicare
la perniciosa propaganda neonazista, comunque mascherata, che
offende i principi dei diritti dei poveri, dei diversi, dei deboli,
cioe' i principi stessi di una democrazia.
Di tale revisionismo Leuchter (12)
e' stato uno dei "campioni" e un modello anche per i
suoi epigoni italiani come Mattogno (13).
Il libro di Bastian offre percio' un importante contributo alla
conoscenze delle tecniche di uccisione di un gran numero (decine
e centinaia per volta) di persone prigioniere dei nazisti, mediante
l'uso di gas tossici; e delle tecniche di eliminazione, mediante
forni crematori, dei cadaveri delle persone morte e uccise.
Il libro demolisce, puntualmente, le contestazioni pseudoscientifiche,
le menzogne di Leuchter. Del resto l'esame dei documenti sui rapporti
fra autorita' naziste e imprese, numerosissimi gia' nei documenti
catturati ai nazisti ed emersi durante i processi ai criminali,
e di recente aumentati di numero in seguito all'apertura degli
archivi dell'ex-URSS, mostra senza ombra di dubbio che:
(a) Nello sterminio i nazisti hanno impiegato gas
tossici, come l'ossido di carbonio o l'acido cianidrico, il primo
in speciali carri o vagoni o locali in cui venivano fatti affluire
i gas di combustione di motori a scoppio, il secondo sotto forma
di un preparato come il Zyklon B, una polvere in cui l'acido cianidrico
e' adsorbito /// attenzione: e' "adsorbito", non "assobito"
/// su un materiale inerte come farina fossile o bentonite, introdotto
in "camere a gas" appositamente progettate e costruite
(14)
(15).
(b) Su richiesta delle autorita' naziste numerose
imprese hanno progettato, perfezionato, costruito e installato
nei campi di sterminio, forni crematori per la rapida eliminazione
dei cadaveri delle persone morte o uccise nelle camere a gas o
in altri modi.
(c) Infine numerose imprese non hanno esitato ad
assicurarsi profitti sfruttando mano d'opera schiava fornita dalle
SS.
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4. Uso di gas tossici
Numerose
testimonianze indicano che uno dei primi sistemi utilizzati per
l'eliminazione di persone catturate dai nazisti e' stato basato
sull'impiego dei gas di scappamento di autoveicoli, contenenti
il velenoso ossido di carbonio.
Non c'e' da meravigliarsi perche' la tossicita' dei gas di scappamento
di motori a scoppio e' ben nota: nei motore a scoppio, funzionanti
col ciclo Otto alimentati a benzina o funzionanti con ciclo Diesel
e alimentati con gasolio, la combustione ad alta velocita' del
combustibile risulta incompleta e da' luogo alla formazione di
quantita' piu' o meno grandi di ossido di carbonio, la cui concentrazione
nei gas di combustione puo' arrivare al 4 - 5 % e oltre.
La concentrazione nei gas di combustione dell'ossido di carbonio,
il gas tossico, e' minore se il motore funziona a pieno regime
e a velocita' sostenuta; e' maggiore se il motore funziona a basso
numero di giri.
L'uccisione di prigionieri con ossido di carbonio e' stato effettuato
facendo entrare i condannati sia entro il cassone chiuso di camion,
sia in installazioni fisse, al cui interno venivano introdotti
i gas di combustione.
La concentrazione dell'ossido di carbonio nell'aria, mortale per
gli esseri umani, e' di circa 5 grammi/m3, per cui basta circa
un metro cubo di gas di scappamento per uccidere le persone che
occupano dieci metri cubi di spazio. La morte era più lenta
se il guidatore del camion accelerava, mentre era piu' rapida
se il motore era tenuto al minimo.
Il sistema di uccisione con l'ossido di carbonio, applicato soprattutto
nel campo di concentramento di Chelmo fra la fine del 1941 e l'inizio
del 1943, si rivelò troppo lento e il numero di persone
che potevano essere sterminate risultava ancora "troppo basso"
rispetto ai programmi. E sto parlando di esseri umani, con le
loro grida, col loro dolore, con la loro disperazione crescente
a mano a mano che aumentava la concentrazione del gas mortale.
Per "migliorare" le condizioni di impiego furono costruite
delle camere più grandi nelle quali veniva introdotto ossido
di carbonio ottenuto ancora dai gas di scappamento di autoveicoli.
Il fattore limitante era comunque costituito dalla lentezza dell'azione
dell'ossido di carbonio e questa tecnica dopo qualche tempo fu
abbandonata.
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5. Uso dell'acido cianidrico
Per
uccidere un maggior numero di persone, evitando le fucilazioni
che venivano di regola usate, le SS decisero di utilizzare acido
cianidrico, contenuto in forma stabilizzata nel prodotto chiamato
Zyklon B che era già in commercio come agente per la disinfestazione
e derattizzazione.
L'acido cianidrico è un liquido con temperatura di ebollizione
di circa 25 gradi Celsius a pressione atmosferica ed è
molto velenoso per gli esseri umani; la sua dose letale per il
50 % delle persone esposte (LD50) è di circa 1 mg per kg
di peso corporeo. La concentrazione letale nell'aria per gli esseri
umani e' di circa 0,3 g/m3.
A parte un limitato uso come gas asfissiante durante la guerra
mondiale 1914-1918, l'acido cianidrico, peraltro liberato per
reazione di un cianuro con un acido, e' stato usato per decenni
negli Stati Uniti per l'uccisione dei condannati a morte.
Il Zyklon B era costituito da acido cianidrico adsorbito, come
si e' detto, su un supporto solido come farina fossile, e addizionato
con una sostanza dall'odore pungente che aveva la funzione di
rivelare la presenza di residui di acido agli operatori addetti
alle disinfestazioni.
A questo proposito va detto che il Zyklon B, in vari scritti e
in molte testimonianze, viene indicato talvolta come "un
gas", talvolta come "cristalli", talvolta come
"cristalli bleu" (come e' noto il nome tedesco dell'acido
cianidrico e' Blausäure), talvolta come "una polvere".
Questa confusione ha avuto un suo ruolo nell'alimentare i dubbi
sull'uso del Zyklon B nelle camere a gas naziste.
Il Zyklon B era stato brevettato nel 1922 e i diritti di fabbricazione
appartenevano alla Deutschen Gold- und Silberscheideanstalt (Degussa);
il preparato veniva fabbricato e distribuito dalla Degesch, una
ditta fondata con il 50 % del capitale dalla I.G. nel primo dopoguerra.
Alla fine si arrivo' ad un accordo per cui la proprietà
della Degesch (Deutsche Gesellschaft für Schädligsbekämpfung
m.b.H, Weismüllerstrasse 32-40, Frankfurt am Main) era distribuita
per il 42,5 % alla I.G. Farben, per il 42,5 % alla Degussa e per
il 15 % alla Th. Goldschmidt AG.
Il Zyklon B era distribuito a ovest dell'Elba dalla ditta Heerdt-Linger
GmbH, Hermann Go"ring-Ufer 3, Frankfurt am Main, e ad est
dell'Elba dalla ditta Tesch und Stabenow (Testa), Messberghof,
Hamburg 1, che fornì il preparato alle SS dal gennaio 1941
al marzo 1945.
Per l'uccisione di esseri umani, ad Auschwitz-Birkenau dall'autunno
del 1941, ma anche in altri campi, la polvere di Zyklon B veniva
introdotta in un locale chiuso pieno di condannati a morte; poiche'
la temperatura era ben presto superiore a 25 gradi C, l'acido
cianidrico si liberava allo stato gassoso; avendo peso specifico
un po' inferiore a quello dell'aria, tendeva a salire verso l'alto
avvelenando in breve tempo tutti gli occupanti della camera a
gas.
Le contraddizioni che i negazionisti hanno voluto vedere nelle
varie dichiarazioni relative alla durata dell'azione del gas,
alla durata della ventilazione necessaria per allontanare dalla
camera a gas l'aria contenente ancora acido cianidrico, ai controlli
della concentrazione residua di acido cianidrico da parte di persone
munite di maschera antigas, alla durata dell'azione dei Sonderkommando
--- le squadre di detenuti costretti a estrarre dalle camere a
gas i cadaveri dei loro compagni avvelenati --- sono dovute al
fatto che i testimoni hanno parlato a distanza di tempo dagli
eventi descritti, che poco e male comprendevano o che vedevano
da lontano o conoscevano per sentito dire da altri.
La tecnica dei negazionisti e' basata sull'affermazione che, se
una contraddizione esiste, allora tutto l'evento è falso
e il Zyklon B non è stato usato nelle camere a gas e quindi
che le camere a gas non sono mai esistite. E' invece tutto il
contrario: proprio la coincidenza della sostanza dei racconti
fatti da persone che non avevano comunicato fra loro, in epoche
diverse, conferma questa tecnica di uccisione (16).
Le conferme sono numerose: alcune sono basate sui rapporti commerciali
dei fornitori del Zyklon B con i comandi delle SS e sono emerse
durante i processi ai responsabili delle societa' Tesch e Degesch.
A Norimberga sono state prodotte le bollette di consegna da cui
risulta che la Tesch & Stabenow forniva due tonnellate al
mese di preparato mentre la Degesch ne forniva 750 kg al mese.
Il primo dei due processi si tenne nel marzo 1946 davanti a un
tribunale militare inglese ad Amburgo, e vide come imputati Bruno
Tesch, Joachim Drösihn e Karl Weinbacher.
Gli imputati sostennero che non conoscevano l'uso che veniva fatto
del loro prodotto, una affermazione smentita dalle relazioni dei
frequenti viaggi fatti dai dipendenti della societa' ad Auschwitz.
Il proprietario Bruno Tesch e il direttore della societa', Weinbacher,
furono condannati a morte e impiccati (16).
Il processo alla societa' Degesch si tenne davanti allo Schwurgericht
des Landesgerichts di Frankfurt/M nel marzo 1949; il processo
di appello si ebbe nel 1955 e fini' con la condanna a cinque anni
del direttore Gerhard Peters. Nel corso del processo, come ricorda
Shirer (1), i rappresentanti della
Degesch testimoniarono che, mella fornitura del Zyklon B alle
SS, ebbero delle perplessita' non certo di natura morale, ma dovute
al fatto che nei primi anni 40 il brevetto della Degesch per il
Zyklon B era scaduto, mentre la ditta aveva ancora il brevetto
del "rivelatore". La vendita del preparato senza rivelatore,
come chiedevano le SS, avrebbe avuto delle conseguenze sulla posizione
brevettuale della societa': d'altra parte l'azionista IG Farben
sapeva che avrebbe perso molti soldi se la Degesch non avesse
fornito il preparato che le SS volevano, e subito, e i dubbi furono
superati.
Un'ulteriore conferma che l'acido cianidrico era fornito per l'uccisione
dei prigionieri e' data da una corrispondenza, trovata negli archivi
russi e pubblicata da Pressac (11),
relativa alla fornitura di rivelatori della concentrazione di
residui di acido cianidrico nelle camere a gas, indispensabili
per sapere quando le camere potevano essere svuotate.
La richiesta dei rivelatori era stata fatta telegraficamente alla
societa' Topf, la stessa che forniva forni inceneritori al Bauleitung
der SS di Auschwitz, la quale risponde con la massima sollecitudine:
"Erfurt, 5 marzo 1943.
"All'Ufficio centrale delle costruzioni delle
SS e della Polizia
Auschwitz.
"Oggetto: Crematorio II, Rivelatore di gas.
"Accusiamo ricevuta del vostro telegramma
[datato 26 febbraio 1943] cosi' formulato:
'Invio immediato di 10 rivelatori di gas come convenuto.
Fare seguire fattura.'
"A questo proposito vi comunichiamo che, nelle ultime due
settimane, abbiamo preso contatto con cinque differenti ditte
per l'acquisto dell'apparecchio rivelatore di residui di acido
cianidrico [Anseigegeraete fu"r Blausa"ure-Reste] che
ci avete richiesto. Da tre ditte abbiamo ricevuto risposte negative
e attendiamo ancora la risposta delle altre due.
"Quando avremo ricevuto notizie ve lo faremo sapere immediatamente
in modo che possiate mettervi direttamente in contatto con la
ditta che fabbrica questo apparecchio.
"Heil Hitler !"
E c'era certamente fretta perche' altri documenti indicano che,
dopo le opportune prove di ventilazione a vuoto nella camera a
gas l (Leichenkeller 1) del forno crematorio II di Auschwitz,
la camera fu usata il 13 marzo per uccidere, con 6 kg di Zyklon
B, circa 1500 ebrei provenienti dal ghetto di Cracovia.
Non essendo ancora arrivati i rivelatori di acido cianidrico,
il controllo della concentrazione residua del gas nell'aria, dopo
ventilazione, fu effettuato per via chimica.
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6. Forni crematori.
Nei
campi di concentramento nazisti l'eliminazione dei cadaveri delle
persone morte per malattia o per debolezza o uccise intenzionalmente,
in fosse comuni era troppo laborioso e lento e fin dai primi anni
di attivita' dei campi di concentramento le SS decisero di acquistare
dei forni crematori, per la cui fornitura vi fu, fra le imprese
tedesche, una vivace concorrenza.
Particolare successo ebbe la ditta I.A. Topf und Söhne di
Erfurt, fabbricante di impianti termici, che vinse il concorso
per la fornitura dei cinque forni crematori di Auschwitz, a partire
dall'agosto 1942 (5).
Ci è pervenuta una voluminosa corrispondenza fra la ditta
e il Bauleitung der SS. Un esempio e' offerto dalla seguente lettera,
datata 12 febbraio 1943 (1)
(6; ediz.ingl. vol. VII, p. 584).
"All'Ufficio centrale delle costruzioni
delle SS e della Polizia,
Auschwitz.
"Oggetto: Crematori 2 e 3 per il campo.
"Accusiamo ricevuta
della vostra ordinazione di cinque forni tripli, compresi due
ascensori elettrici per portare su i cadaveri e un ascensore di
emergenza. L'ordinazione comprende un'installazione pratica per
la riserva del carbone e un'altra per il trasporto delle ceneri."
Fra i concorrenti della Topf si puo' ricordare la societa' delle
officine Didier-Werke AG, Westfa"lische Strasse 90, Berlin-Wimersdorf,
che, alla fine di agosto del 1973, sollecitava l'ordine per due
forni alimentati a coke, da installare in un campo nazista di
Belgrado, affermando di poter offrire un dispositivo di buona
qualita' (1)
(6; ediz.ingl. vol. VII, p. 585).
"Per mettere i corpi nel forno proponiamo una semplice forca
di metallo montata su cilindri.
"Ogni forno avra' un fornello di cm. 60 x 75 sufficiente,
dato che non vengono usate bare. Per il trasporto dei cadaveri
dal luogo di raccolta al forno proponiamo carrelli leggeri su
ruote, di cui accludiamo i disegni in scala ridotta."
Non si sa se questo forno e' stato costruito.
Altra diretta concorrente della Topf era la ditta Heinrich Kori
GmbH, Dennewitzstrasse 35, Berlin W 35, che poteva offrire e fornire
diversi tipi di forni crematori. Un tipo mobile era scaldato a
olio combustibile; un tipo mobile era scaldato a coke; erano scaldati
a coke due forni di tipo fisso, uno denominato TI e un altro (modello
TII) denominato "Reform".
Dai dati disponibili la ditta Kori ha venduto dieci forni mobili
a olio combustibile, quattro forni mobili a coke, 2 forni del
tipo TI e 18 del tipo TII. Di questi ultimi quattro erano stati
installati a Dachau, 4 a Sachsenhausen, 5 a Maidanek, eccetera.
Anche la Kori concorse (1)(6; ediz.ingl. vol. VII, p. 585)
alla gara per la fornitura del forno inceneritore da installare
a Belgrado mettendo in evidenza che, nelle forniture precedenti,
i suoi forni "nella pratica si sono dimostrati del tutto
soddisfacenti".
"In seguito al nostro colloquio circa la fornitura di impianti
di semplice costruzione per la cremazione di cadaveri, vi sottoponiamo
i progetti dei nostri forni perfezionati che funzionano a carbone,
e risultati finora del tutto soddisfacenti.
"Per l'edificio progettato vi proponiamo due forni crematori,
ma vi consigliamo di fare altri accertamenti per essere sicuri
che due forni siano sufficienti alle vostre necessita'.
"Vi garantiamo l'efficienza dei forni di cremazione, nonche'
la loro lunga durata, l'uso del migliore materiale e la nostra
mano d'opera ineccepibile.
"In attesa di un'ulteriore vostra comunicazione restiamo
ai vostri ordini.
"Heil Hitler !"
I forni crematori venduti dalla Topf al Bauleitung der SS di Auschwitz
si rivelarono poco soddisfacenti, sia come progettazione, sia
come materiali impiegati: il numero di cadaveri che essi riuscivano
a bruciare risultava molto inferiore a quello indicato nei preventivi.
Ci sono pervenuti (2a)
(11),
per gli anni 1942, 1943 e 1944, i documenti relativi al via-vai
di tecnici e riparatori inviati dalla soc. Topf al campo di Auschwitz,
e le proteste dei committenti, le giustificazioni, le proteste
della Topf per i ritardi nei pagamenti.
Un forno costava circa 30.000 euro attuali a cui andavano aggiunti
i costi delle opere murarie appaltate a numerose ditte tedesche
e polacche. Nel momento di far soldi con i nazisti non si tirava
indietro nessuno.
Nel frattempo i forni crematori risultavano spesso insufficienti,
anche considerando che il campo di Auschwitz fu colpito da varie
epidemie di tifo (una delle quali nell'estate del 1942). Ad Auschwitz,
come del resto in altri campi, i cadaveri che non potevano essere
bruciati negli appositi forni venivano gettati in discariche dove
venivano bruciati e poi ricoperti di terra, una pratica di cui
ci sono pervenute testimonianze fotografiche e cinematografiche
quando l'arrivo delle forze armate alleate ha costretto le SS
a lasciarle incomplete.
Il cinismo delle corrispondenze fra fornitori di strumenti, di
macchinari e loro committenti, i resoconti delle visite dei tecnici
e gli elenchi delle giornate lavorative prestate dai dipendenti
civili nei campi, rappresentano, al di la' del giudizio sul genocidio,
una delle piu' drammatiche dimostrazioni dell'effetto di corruzione
delle coscienze che il nazismo ha praticato.
Sotto questa luce si "spiegano" anche gli atteggiamenti
degli imprenditori, degli industriali, dei banchieri durante i
processi a cui sono stati sottoposti, il ritornello che nessuno
sapeva che la mano d'opera venduta dalle SS, che le persone uccise
nei campi dai loro macchinari o prodotti, erano esseri umani.
A proposito della ditta Topf, apprezzata fornitrice di impianti
per la cremazione di cadaveri, si puo' ricordare che il 30 maggio
1945 la polizia militare alleata arrestò l'ing. Prüfer,
il dirigente che era stato piu' attivo nei rapporti con il comando
delle SS; temendo che il suo collaboratore potesse parlare, uno
dei titolari della ditta, Ludwig Topf, si suicido' nella notta
fra il 30 e il 31 maggio.
Suicidio inutile perché il 13 giugno Prüfer fu liberato,
e anzi approfitto' della prigionia per vendere un forno crematorio
agli americani. Dal 14 al 20 giugno 1945 Prüfer e l'altro
titolare, Ernst-Wolfgang Topf, distrussero tutti i contratti intercorsi
fra la ditta e le SS di Auschwitz. Occupata Erfurt dai russi,
Ernst-Wolfgang Topf cerco' di ricostituire la sua ditta a Wiesbaden
ma gli affari andarono male e la ditta fu sciolta nel 1963.
Questa fine sarebbe passata sotto silenzio se il suo unico ingegnere,
Martin Klettner, non avesse pensato di non lasciar disperdere
l'esperienza industriale raccolta e non avesse depositato, il
24 giugno 1950, una domanda di brevetto tedesco (n. 861.731, Cl.24d,
gr.1) per un forno di incenerimento di cadaveri. Questa imprudenza
fece un certo rumore e ad essa si e' ispirato il commediografo
inglese Wim van Leer per un dramma teatrale, intitolato "Patent
pending", rappresentato a Londra nel 1965.
Il libro di Pressac (11), da cui
e' tratto questo episodio, informa anche sulla sorte dei vari
collaboratori della ditta Topf coinvolti nelle trattative con
le SS.
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7. Rapporti fra nazismo e industrie
Ma
le complicita' fra nazismo e industrie non si limitarono alla
costruzione dei campi e alla fornitura degli strumenti di sterminio.
Tali complicita' avevano radici ben piu' profonde che si possono
comprendere soltanto ricordando che il nazionalsocialismo hitleriano
era una forma di capitalismo ben organizzato, nel quale gli imprenditori
si assicuravano profitti "grazie" sia alle protezioni
accordate dal governo ad una produzione, principalmente di carattere
militare, ben remunerata, sia, negli anni quaranta, alla disponibilita'
di mano d'opera schiava a prezzo zero, costituita dai "nemici":
comunisti, deportati, ebrei, prigionieri di guerra, abitanti dei
territori occupati.
La macchina economica e militare nazista era basata sulla disponibilita'
di grandi risorse naturali. Prima di tutto una terra vasta e fertile,
sfruttata da aristocratici e proprietari terrieri da cui provenivano
anche i quadri della burocrazia statale e dell'esercito.
La seconda importante fonte di ricchezza era rappresentata dalle
risorse minerarie, soprattutto di carbone, minerali di ferro,
minerali potassici; una delle zone minerarie importanti, la Saar,
era stata assegnata alla Francia con il trattato di pace dopo
la I guerra mondiale (1914-1918), ma era tornata alla Germania
nel 1935, poco dopo l'avvento di Hitler al potere (1933).
La lunga tradizione della chimica industriale tedesca aveva dimostrato
che il carbone non solo rappresentava una fonte di energia abbondante
e sicura, ma poteva essere usato per la trasformazione dei minerali
di ferro in acciaio, per la produzione di ammoniaca sintetica,
coloranti, materie plastiche, gomma sintetica, perfino petrolio
e benzina.
Quando Hitler sali' al potere con l'obiettivo di disporre in breve
tempo di acciaio, autoveicoli, carri armati, cannoni, aerei, carburanti
per la conquista "del mondo", trovo' una struttura industriale
ferita dalla crisi, ma perfettamente in grado di fornire i macchinari
e le merci richieste dal regime nazionalsocialista.
Soprattutto Hitler pote' contare su una struttura scientifica
e di ricerca avanzata e su quel "modernismo reazionario"
di cui da qualche tempo viene messo in luce il volto (18).
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8. L'industria chimica al servizio del nazismo.
La storia del cartello
della chimica offre uno dei piu' significativi esempi di complicita'
fra industriali e regime nazionalsocialista e di sfruttamento
della mano d'opera schiava (13).
L'industria chimica tedesca aveva gia' dato il suo contributo
alla guerra mettendo a punto, nel 1910, un processo per la fabbricazione
sintetica dell'acido nitrico (occorrente per gli esplosivi e i
concimi), che liberava la Germania dalla necessita' di importare
nitrati dal Cile.
Durante la I guerra mondiale l'industria chimica aveva fornito
alla Germania esplosivi, gomma sintetica, carburanti, gas asfissianti,
materiali da costruzione.
Alle soglie della prima guerra mondiale esistevano tre importanti
compagnie chimiche: la Bayer, la Hoechst e la BASF (Badische Anilin
und Soda-Fabrik). Il presidente della Bayer, Carl Duisberg, fin
dal 1904 aveva suggerito di riunuire le tre societa' in un unico
cartello, come aveva fatto Rockefeller negli Stati Uniti creando
la Standard Oil.
Un primo accordo nel campo dei coloranti fu realizzato fra due
delle compagnie tedesche gia' fin dal 1916, ma soltanto il 9 dicembre
1925 fu creato ufficialmente, dalla fusione delle sette grandi
industrie chimiche tedesche - fra cui BASF, Bayer, Hoechst - un
grande cartello denominato "comunita' di interessi"
(Interessengemeinschaft, o, piu' brevemente, I.G. Farben o I.G.).
Il primo presidente fu il chimico Karl Bosch, della BASF, l'inventore,
nel 1910, del processo di sintesi dell'ammoniaca e dell'acido
nitrico.
La I.G. aveva l'obiettivo di operare sui mercati internazionali
come monopolio e di perfezionare nuovi processi per la fabbricazione
di gomma sintetica, fibre sintetiche, materie plastiche, benzina
dal carbone.
L'industria chimica tedesca era pronta a servire il nuovo padrone,
tanto piu' che Hitler prometteva agli industriali sovvenzioni
e protezione e un mercato sicuro, rappresentato dal governo stesso.
La I.G. comprese quindi il vantaggio (per se') della salita al
potere di Hitler e contribui' con 400.000 marchi alle sovvenzioni,
in tutto due milioni di marchi, date il 20 febbraio 1933 dagli
industriali tedeschi al partito nazista. Soldi ben investiti,
che furono largamente ripagati; il capitale della I.G. passo'
da poco piu' di un miliardo di marchi, nel 1926, a oltre tre miliardi
di marchi nel 1943.
Per seguire bene i propri affari Krauch, uno dei consiglieri di
amministrazione della I.G., entro' nella organizzazione del piano
economico quadriennale diretta dal gerarca nazista Göring.
I risultati si fecero ben presto sentire: con i soldi del governo
nazista furono costruite fabbriche per la produzione di benzina
sintetica per idrogenazione del carbone e di gomma sintetica col
processo butadiene-sodio, la Buna.
I rapporti fra dirigenti della I.G. Farben e il partito nazista
non furono sempre idilliaci. In un certo periodo la I.G. fu accusata
di essere una industria ebraica e i dirigenti della societa' ebrei
o sospetti al nazismo furono espulsi.
Ironicamente Fritz Haber, il supernazionalista che aveva dato,
durante la prima guerra mondiale, alla Germania esplosivi, concimi,
gas asfissianti, fu, in quanto ebreo, il primo a dover andare
in Svizzera dove mori' amareggiato, nel 1934. In Germania ne fu
vietata la commemorazione (19).
Nonostante i rapporti col nazismo, la I.G. ha continuato ad avare
stretti rapporti tecnici e commerciali con le industrie chimiche
internazionali e anche americane; la Standard Oil acquisto' i
brevetti per la produzione di benzina sintetica dal carbone, secondo
una tecnica messa a punto da Bergius, e la Standard a sua volta
mise a disposizione della I.G. la tecnica per la produzione di
gomma sintetica Buna, che si rivelo' utilissima per il funzionamento
dei carri armati impiegati poco dopo contro i soldati americani.
La Ethyl Corporation americana (di proprieta' per il 50 % della
Standard Oil e per il 50 % della General Motors), praticamente
l'unica industria capace di produrre negli anni trenta il piombo
tetraetile, l'antidetonante per le benzine ad alto numero di ottano,
importanti specialmente per l'aviazione, mando' 500 tonnellate
di piombo tetraetile in Germania alla vigilia dell'occupazione
della Cecoslovacchia (20).
Fondamentale, per la preparazione della guerra, era la produzione
su larga scala della benzina sintetica dal carbone e della gomma
sintetica dall'acetilene, anch'esso ottenuto dal carbone.
Il governo finanzio' la costruzione di alcuni grandi stabilimenti
la cui localizzazione fu decisa vicino ai campi di prigionia e
di concentramento (21) sulla base
di accordi, presi fra i dirigenti della I.G. con le SS, che prevedevano
l'utilizzazione, come lavoratori schiavi, di ebrei e altri deportati,
almeno fino a quando erano in condizione di lavorare; dopo venivano
eliminati.
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9. Nel nome del profitto
Il piu' grande stabilimento
di gomma sintetica fu insediato a Monowitz, accanto al campo di
concentramento di Auschwitz. Primo Levi, il grande scrittore ebreo
catturato dai tedeschi nel 1943, fu deportato nel campo di Auschwitz
e lavoro' nella fabbrica di Buna, di cui ha lasciato molte testimonianze
nel bellissimo libro: "Se questo e' un uomo" (22).
"La Buna e' grande come una citta'; vi lavorano - scrisse
Levi (cap. VII: "Una buona giornata") - oltre ai dirigenti
e ai tecnici tedeschi, quarantamila stranieri, e vi si parlano
quindici o venti linguaggi. Tutti gli stranieri abitano in vari
Lager che alla Buna fanno corona: il Lager dei prigionieri di
guerra inglesi, il Lager delle donne ucraine, il Lager dei francesi
volontari, e altri che noi non conosciamo.
"Il nostro Lager fornisce da solo diecimila lavoratori che
vengono da tutte le Nazioni d'Europa; e noi siamo gli schiavi
degli schiavi, a cui tutti possono comandare, e il nostro nome
e' il numero che portiamo tatuato sul braccio e cucito sul petto."
Molte altre industrie utilizzavano gli internati e i prigionieri
dei campi di concentramento come mano d'opera schiava. Uno dei
casi piu' clamorosi fu quello degli stabilimenti Krupp (23).
Ma lavoratori schiavi furono ceduti dalle SS, per soldi, anche
alle industrie aeronautiche e alle fabbriche di missili (24),
alla societa' Siemens, a cementifici, miniere di carbone, acciaierie,
calzaturifici, eccetera.
Tutti coloro che furono catturati nei vari paesi d'Europa e che
non potevano essere utilizzati come mano d'opera, o che non erano
"degni" di partecipare al grande sforzo bellico del
terzo Reich erano destinati all'eliminazione.
All'ingegneria della guerra e dello sterminio contribuirono non
solo gli imprenditori e i capitalisti tedeschi, ma anche imprese
di vari paesi, Italia compresa.
Nel marzo 1942 a Roma i dirigenti della I.G. Farben firmarono
un accordo con un consorzio di imprese edili italiane, il "Gruppo
italiano", per la costruzione degli edifici della nuova fabbrica;
le imprese fornivano anche la mano d'opera.
Lo storico Brunello Mantelli (25)
ha ricostruito la vicenda ed ha ritrovato anche una copia del
contratto, pubblicato nel 1942 a cura della "Federazione
nazionale fascista costruttori edili, Raggruppamenti Germania",
con il nome delle aziende che vinsero l'appalto.
Ascoltiamo ancra le parole di Primo Levi (22)(capitolo
VII: Una buona giornata).
"La Torre del Carburo [il carburo di calcio era la materia
da cui si otteneva l'acetilene che veniva poi trasformato in butadiene,
l'ingrediente di base della gomma sintetica], che sorge in mezzo
alla Buna e la cui sommita' e' raramente visibile in mezzo alla
nebbia, siamo noi che l'abbiamo costruita. I suoi mattoni sono
chiamati Ziegel, briques, tegula, cegli, kamenny, bricks, teglak,
e l'odio li ha cementati: l'odio e la discordia, come la Torre
di Babele, e cosi' noi la chiamiamo Babelturm, Bobelturm; e odiamo
in essa il sogno demente dei nostri padroni, il loro disprezzo
di Dio e degli uomini, di noi uomini."
E' questo sogno che stanno rincorrendo le giovani teste rasate
che sbandierano le croci uncinate e i simboli del nazismo negli
stadi e nelle strade ? che ripetono, sugli ebrei, sui turchi,
sui neri, le prodezze dei loro modelli ideali ?
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10. I semi perversi dell'oblio
Ciascuno di noi, purtroppo,
ha parlato e scritto, in questi anni, troppo poco di questo terribile
passato. Anche i vincitori della seconda guerra mondiale hanno
delle responsabilita' nell'aver lasciato sopravvivere i germi
della violenza nazista.
I dirigenti e i responsabili della I.G. Farben furono processati,
dal marzo 1947 al luglio 1948; tutti dichiararono di non sapere
niente del genocidio e di avere svolto solo il loro mestiere di
industriali
(26) (27)
(28).
I dirigenti Durrfeld, Ambros, ter Meer, Buetefisch, Krauch e Schmitz
furono riconosciuti colpevoli di sterminio di massa e di esercizio
della schiavitu', ma, al posto della pena di morte richiesta dal
pubblico ministero, ebbero lievi condanne, rispettivamente a otto,
otto, sette, sei, sei e quattro anni di carcere.
Ma i tempi stavano rapidamente cambiando. La guerra fredda, il
blocco di Berlino dal giugno 1948 al marzo 1949, l'inizio della
guerra di Corea nell'estate 1950 indicavano che l'occidente aveva
bisogno di tutte le risorse tecniche e industriali della Germania,
che il perdono e l'oblio sarebbero stati opportuni, che anche
i criminali di guerra e i complici del regime nazista potevano
servire contro il comunismo.
Nel gennaio 1951 l'alto commissario americano in Germania John
McCloy concesse a centinaia di criminali di guerra l'amnistia
generale.
Nel 1951 tutti gli imputati - di sfruttamento di mano d'opera
schiava, di complicita' nel genocidio - erano in liberta' e alcuni
tornarono in posizioni di responabilita' nell'industria tedesca
e internazionale. Otto Ambros della ex-I.G.Farben ebbe incarichi
di consulenza da alcune industrie americane.
Analoga sorte ebbero i Krupp: Alfried, il proprietario della grande
azienda metallurgica, principale fornitrice di armi alla guerra
nazista, spietata sfruttatrice di mano d'opera schiava, fu condannato
nel luglio 1948 a dodici anni di prigione, ma anche lui nel 1951
ritorno' libero e in possesso delle sue ricchezze e ricupero'
grande prestigio come apprezzato imprenditore europeo.
Un malinteso senso del perdono e dell'oblio ha offerto il terreno
di coltura della estesa pubblicistica megazionista.
Al di la' delle contraddizioni che la filologia negazionista cerca
di mettere in evidenza nei documenti e nelle testimonianze di
ormai mezzo secolo fa, appare innegabile che la ventata di nazismo
che ha spazzato l'Europa dalla fine degli anni trenta al 1945,
ha lasciato dietro di se un'incancellabile scia di vittime rese
possibili da una spietata organizzazione politico-militare. Essa
pero' non avrebbe potuto svolgere "cosi' bene" i suoi
compiti se non vi fosse stato un ampio coinvolgimento di imprese
che hanno operato secondo le leggi del profitto, senza alcuna
morale.
Ebbene l'albero dell'oblio, dopo anni di incubazione, ha ripreso
a dare frutti e questi sono i prodotti del negazionismo ammantato
di pseudo-scienza, questi frutti sono sotto i nostri occhi oggi,
e portano ancora lugubri svastiche e teschi.
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