Le armi chimiche
di Giorgio Nebbia
tratto dal sito http://www.altronovecento.quipo.it
Le guerre locali degli ultimi decenni del novecento
hanno riproposto uno dei volti più drammatici delle operazioni
militari: l'impiego su larga scala delle armi chimiche e batteriologiche.
Le armi chimiche sono sostanze, spesso ottenibili a basso prezzo
e con strutture industriali abbastanza rudimentali, che sono state
e sono causa di forme orribili di morte, di dolori indescrivibili.
L'uso
di agenti chimici per mettere fuori combattimento gli avversari
è iniziato durante la prima guerra mondiale come sottoprodotto
del successo dell'industria chimica. Nella seconda metà del
1800 erano già note numerose sostanze dotate di proprietà
irritanti, asfissianti e velenose. Già nel 1812 si era scoperto
che, dalla reazione del cloro con l'ossido di carbonio, si forma
fosgene, un liquido volatile molto irritante e tossico.
L'industria chimica alla fine del secolo scorso
produceva già industrialmente su larga scala il cloro, un
gas soffocante. Ugualmente noto e prodotto industrialmente era il
solfuro di dicloroetile, destinato ad una drammatica notorietà
col nome di Yprite, dal nome della città belga in cui è
stato usato per la prima volta in guerra.
Nonostante
la voglia di guerra che ha attraversato l'Europa per tutto il milleottocento,
lo spettro della guerra chimica ha spaventato sempre le grandi potenze,
al punto da indurle a riunirsi all'Aja, nel luglio 1899,
e a firmare un accordo che le impegnava "a non usare proiettili
il cui unico scopo è quello di spandere gas asfissianti o
deleteri". L'accordo vietava in particolare l'impiego di "veleni
o armi avvelenate" e di "armi, proiettili o sostanze capaci
di provocare dolori superflui".
Nonostante
questo solenne impegno, le navi giapponesi lanciarono contro le
navi russe delle granate contenenti gas asfissianti durante la battaglia
di Tsushima, nel 1905; il fatto spinse le grandi potenze a riunirsi
di nuovo e a firmare, il 18 ottobre 1907, una seconda convenzione
dell'Aja nella quale si mettevano nuovamente al bando le armi chimiche
(per inciso la convenzione vietava anche l'impiego dell'aeroplano
in guerra); la convenzione però non fu firmata da cinque
delle potenze che si sarebbero affrontate pochi anni dopo sui campi
d'Europa.
Nonostante
questi solenni impegni, la seconda guerra mondiale fu, fin dai primi
mesi, il vero banco di prova della guerra chimica. Nell'ottobre
del 1914 i francesi avevano fatto un limitato impiego di
gas lacrimogeni, adducendo che non si trattata di sostanze "soffocanti
o tossiche" e che quindi il loro uso non violava il trattato
dell'Aja.
Come
ritorsione il 22 aprile 1915 nella regione di Ypres in Belgio,
i francesi, sottoposti da alcune ore ad un violento bombardamento,
videro avanzare una nube di gas giallo-verdastro, il terribile cloro,
che precedette l'avanzata dei fanti tedeschi. Due giorni dopo, sempre
nella stessa zona, il cloro fu lanciato dai tedeschi contro le truppe
canadesi: questo primo saggio di guerra chimica costò la
vita a diecimila soldati.
Da allora si ebbe un uso sempre più frequente
e intenso di armi chimiche; l'industria chimica offrì agli
eserciti sostanze sempre più tossiche capaci di provocare
lacrimazioni, di togliere il respiro, di uccidere quasi istantaneamente.
Nello stesso tempo furono cercati e inventati dei sistemi di protezione,
a cominciare dalle "maschere antigas", vere e proprie
maschere nelle quali l'aria esterna contaminata passava attraverso
adatti filtri prima di arrivare ai polmoni.
Se si
guardano le illustrazioni della prima guerra mondiale e le immagini
che ci vengono dalle esercitazioni antigas nel deserto arabico durante
la guerra del Golfo del 1990 si vede che non sono stati fatti
grandi progressi. Vivere, muoversi e combattere con le maschere
antigas è una sofferenza grandissima; si fa fatica a respirare
ed è difficile disporre di filtri capaci di filtrare tutti
i diversi agenti chimici di guerra, tanto più che sono decine
e che non si sa quale sarà usato da un nemico.
Se ne
accorsero i combattenti della prima guerra mondiale che dovettero
affrontare, da entrambe le parti, attacchi, oltre che con cloro,
con bromuro e cloruro di cianogeno, con acido cianidrico (usato
dai francesi nel 1916), con fosgene --- che provoca dapprima tosse,
poi cianosi e infine, nel corso di poche ore, asfissia --- e infine
con yprite, usata per la prima volta dai tedeschi a Ypres nel 1917.
Il solfuro di dicloroetile, o gas mostarda ---
l'yprite appunto --- - ebbe effetti devastanti perché provoca
irritazione e cecità e, ad alta concentrazione, anche la
morte. Molti combattenti sul fronte francese, anche se sono sopravvissuti,
hanno portato per tutta la vita i segni dellesposizione alla
terribile sostanza.
Sempre durante la prima guerra mondiale fu impiegato
come agente asfissiante la lewisite, un prodotto arsenicale irritante.
Complessivamente il peso dei gas di guerra impiegati durante la
prima guerra mondiale ammontò a 13 milioni di kilogrammi.
Chi rilegge
a tanti decenni di distanza le cronache di tale guerra, su tutti
i fronti, ha una chiara idea dell'impressione lasciata dagli attacchi
con armi chimiche; tutti i paesi avrebbero dovuto, a rigore, unirsi
per mettere al bando tali armi, per distruggere gli arsenali esistenti.
Effettivamente un tentativo di nuovo accordo si ebbe con la conferenza
di Ginevra del 1925; il 17 giugno fu firmato un trattato che, pur
con certe ambiguità, proibiva l'uso in guerra di "gas
asfissianti, tossici e simili e di tutti i liquidi, materiali e
dispositivi analoghi", stabilendo che il divieto era esteso
anche a tutti i tipi di guerra batteriologica. Gli Stati Uniti non
firmarono l'accordo del 1925.
La Società
delle Nazioni indisse qualche anno dopo una nuova conferenza. Il
15 gennaio 1931 vari paesi (Regno Unito, Romania, Jugoslavia,
Cecoslovacchia, Giappone, Spagna, Unione Sovietica, Cina, Italia,
Canada e Turchia) dichiararono che, secondo loro, l'accordo del
1925 doveva comprendere il divieto dell'uso in guerra di gas lacrimogeni
e di altri prodotti chimici irritanti.
Nonostante
le dichiarazioni della diplomazia, nel dicembre 1935 il generale
Graziani ordinò l'uso dell'yprite contro le truppe etiopiche
durante la conquista dell'Africa orientale e i giapponesi usarono
gas asfissianti nella campagna contro la Cina fra il 1937 e il 1943.
Del resto nei venti anni fra le due guerre,
più o meno segretamente, sono state sviluppate e potenziate
molte nuove sostanze adatte per la guerra chimica; nei corsi universitari
italiani di chimica c'era addirittura un insegnamento di "Chimica
di guerra".
Nel 1940 certamente tutti i paesi avevano delle
grandi riserve di potenti armi chimiche. Fortunatamente, e in maniera
abbastanza sorprendente, però, durante la seconda guerra
mondiale nessuna delle potenze in lotta volle farvi ricorso. Anzi
nel giugno 1943 il presidente americano Roosevelt condannò
l'uso delle armi "inumane" e dichiarò che gli Stati
Uniti --- che pure non avevano firmato la convenzione di Ginevra
del 1925 --- non le avrebbero mai usate per primi.
Anche se non in guerra, negli anni cinquanta
e sessanta agenti di guerra chimica sono stati impiegati dalle truppe
britanniche per sedare le rivolte a Cipro, nella Guiana ex-britannica
e altrove; armi chimiche sono state impiegate nella guerra civile
dello Yemen e poi nella guerra Iran-Iraq.
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